Raul Bova e la malattia che lo ha costretto a letto: ecco le sue condizioni. Il celebre attore romano ha svelato di avere attraversato un periodo molto difficile
Al cinema non lo si vede da più di cinque anni, diversamente dal piccolo schermo dove continua a partecipare ad alcune miniserie di successo. Resta comunque uno degli attori più amati e seguiti del cinema italiano degli ultimi venticinque anni. E soprattutto continua a far girare la testa a moltissime donne. Stiamo parlando di Raul Bova, neo cinquantenne attore e interprete di grande successo soprattutto a cavallo tra gli anni novanta e i primi duemila. Romano doc, Bova è stato da giovanissimo una grande promessa del nuoto italiano.
Ad appena quindici anni, si aggiudica i campionati italiani giovanili nei 100 metri dorso. La carriera sportiva però complie anche qualche infortunio di troppo, si rivela avara di soddisfazioni e così il giovane Raul Bova prova a vedere realizzato il suo grande sogno: diventare un attore di successo. L’esordio sul grande schermo avviene nel 1992 con una piccola parte nel film Mutande pazze diretto da Roberto D’Agostino. Nello stesso anno lavora nella miniserie TV di Raiuno Una storia italiana, biografia dei fratelli Giuseppe e Carmine Abbagnale, campioni del canottaggio italiano.
I primi veri successi giungono con Piccolo grande amore di Carlo Vanzina e altre interpretazioni che in breve tempo ne fanno l’attore giovane più brillante e richiesto. Recita anche in un film d’autore, La lupa, diretto da Gabriele Lavia e tratto dal romanzo di Alberto Moravia. Negli ultimi anni la stella di Raul Bova si è leggermente eclissata: è dal 2016 infatti che l’interprete romano non ottiene più ruoli significativi.
Raul Bova rivela: “Ho sofferto per anni di depressione e crisi d’ansia: restavo giornate interi a letto”
In un’intervista rilasciata poco tempo fa, Raul Bova ha rivelato di avere a lungo sofferto di problemi piuttosto seri: “Da quando sono bambino ogni tanto mi prende un senso di sofferenza e di solitudine – ha dichiarato l’attore –. Allora mi chiudo in me stesso e ho bisogno di stare solo. Mi accompagna da quando sono un bambino: un senso di oppressione, di oscurità, di buio. Ogni tanto riemerge, a sorpresa (sempre meno, per fortuna, da quando sono diventato padre).Sto male, mi sento inadeguato, avverto la sofferenza del mondo intorno a me, vado giù, a volte sfioro l’abisso e allora ho bisogno di rimanere solo, di chiudermi in una stanza, senza parlare con nessuno, fino a quando riesco a riemergere”.