Tiziana Panella racconta la sua esperienza con il Covid. Ecco cosa è successo.
Tiziana Panella è una giornalista originaria della Campania che dopo la collaborazione con Il Mattino e Il Corriere del Mezzogiorno, inizia la sua carriera in tv come autrice. In questo periodo collabora con Chi l’ha visto? I fatti tuoi e Indagine.
Dopo una breve esperienza come conduttrice a Chi l’ha visto? e con Michele Santoro per il programma Il raggio verde, passa a La7 in cui conduce il Tg. Su questa rete ha condotto anche Omnibus, Le vite degli altri e Coffee break. Ora conduce Tagadà.
Da poco è stata protagonista di una brutta vicenda con il Covid-19 che la giornalista ha vissuto in prima persona e ha voluto raccontare la propria esperienza. Ecco cosa ha dichiarato.
La giornalista campana ha voluto raccontare la sua esperienza con il Covid che l’ha colpita dal giorno di Natale in cui ha iniziato ad avere i primi sintomi. “Dopo due anni, sono tornata con mia figlia a Caserta dai miei genitori. Insomma, ciclo completo di vaccinazioni, booster, tampone negativo…si può fare. Tasso di euforia alla partenza altissimo, mia figlia felice. Il 24 a cena, c’è una specie di cappa. Il figlio di mio fratello è positivo, mio fratello non c’è. In compenso arriva Babbo Natale che, causa Covid, fa un giretto veloce e poi riparte con le renne” ha raccontato.
Confessa anche come ha trascorso i drammatici momenti della fine dell’anno a casa con il Covid: “Quasi subito arriva il maledetto Covid. Parla Mattarella di questa infinita giornata buia, dei medici, della disperazione, delle bare. Comincio a piangere. Piango di paura, di sofferenza fisica, di solitudine. La solitudine può essere una buona compagna di viaggio […]. Conosco la solitudine del cuore e della pelle e lo considero un buon affare, prezzo congruo. Ma la solitudine della malattia è un’altra storia. Sento il sangue che pompa sotto la pelle e la pelle brucia, mi fa male tutto dai reni alle dita delle mani. La gola è piena di spilli, sullo sterno mi hanno piazzato una pietra, la testa è una trottola che gira e pesa. Ho paura”.
E in ultimo aggiunge: “Guardo la mia camera accogliente e so che se non fossi vaccinata sarei in terapia intensiva. Sento la solitudine di chi ha lottato in altre stanze, magari voleva urlare mentre non aveva aria per respirare. È disperante, per chi è nella stanza, per chi è oltre il vetro. Sono morti così, da soli, in tanti, troppi. Le ho raccontate in trasmissione le bare di Bergamo e non trovavo le parole. Adesso quelle storie, quelle vite, quelle solitudini mi feriscono senza rimedio”.
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