Alessandro Gassmann parla di sua madre e racconta alcuni dettagli del loro rapporto. Ecco cosa ha dichiarato.
Alessandro Gassmann è un attore romano che non ha di certo bisogno di presentazioni. La sua carriera da attore sembrava già tracciata da piccolo essendo figlio d’arte. Infatti, suo papà è Vittorio Gassmann.
Tuttavia, la carriera dell’attore è costellata di successi cinematografici e televisivi che sarebbe impossibile non riconoscere il suo impalpabile talento.
In una recente intervista ha parlato del rapporto che ha con sua madre Juliette Mayniel. L’attrice francese abita attualmente in Messico, ma l’attore fa il possibile per mantenere il contatto vivo con sua madre, anche se da lontano. Ecco le sue dichiarazioni in merito.
L’attore romano ha dichiarato di essere dispiaciuto che si parli sempre di suo padre e poco di sua madre. “Non ho mai occasione di parlare di mia madre, mi chiedono sempre di mio padre” ha dichiarato. E continua: “Gioca a bridge con le amiche, è pittrice, è stata brava a rimettere a posto ruderi rivendendoli a peso d’oro. È diventata la sua pensione. Ha 86 anni, ci sentiamo quasi quotidianamente via email in un lungo palleggiamento tra l’italiano e il francese. Al telefono meno, non ha abbastanza udito e si innervosisce se non sente bene”.
Da sua madre ha ereditato la passione per la natura e l’agricoltura. “È lei che mi ha fatto crescere nel rispetto della natura. È figlia di contadini francesi, che non ho fatto in tempo a conoscere. La casa in campagna dei suoi nonni divenne il quartier generale degli Alleati durante la Seconda Guerra Mondiale. Mia madre è nata in un isolato villaggio rurale. Lei sa mungere, cosa che io non riesco a fare, mi fa impressione” ha confessato Gassmann.
Inoltre, ha raccontato qualche informazione in più su sua madre: “Non è una donna che fa molti complimenti. È colta, raffinata. Si è divertita nella vita. Il cinema è il passato, non credo di sia mai rivista in un suo film. Ecco, se devo confessarlo in questo siamo identici”.
Attentissimo alle tematiche ambientali, ha ammesso che non sempre è stato così, anzi: “Ho rischiato, da ragazzo, di essere tutto lampade abbronzanti e superficialità. Ho avuto in tempi lontani la possibilità di lavorare per Luca Ronconi, spettacoli di oltre sei ore in cui avevo il tempo di lasciare il teatro, andare nei locali a fare il dj (guadagnando parecchi soldi) e di tornare in camerino, pronto per l’ultimo atto”.
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