Il “Divin Codino”, nel corso di un’intervista, ha confessato di aver trascorso in passato dei periodi estremamente bui. Ecco cos’ha detto
Uno dei calciatori italiani più forti della storia, da molti ritenuto come il più talentuoso in assoluto, nella giornata di ieri ha spento cinquantacinque candeline. Milioni di appassionati di calcio hanno inviato i loro più sentiti auguri all’indirizzo di un fenomeno indiscusso, che per anni ha incantato gli stadi di tutta Italia e non solo.
Nel corso della sua incredibile carriera ha raggiunto diversi traguardi e soddisfazioni, sia a livello personale che di squadra. Nel 1993 gli è stato consegnato il Pallone d’Oro, premio a cadenza annuale riservato al miglior giocatore al mondo. Quello di Baggio è stato il secondo Pallone d’Oro ricevuto da un italiano, riconoscimento che nel 2006 è arrivato per la terza volta nel nostro Paese per merito di Fabio Cannavaro.
Nel suo palmares figurano due Scudetti, vinti rispettivamente con le maglie di Juventus e Milan, una Coppa Italia ed una Coppa Uefa, alzata al cielo nella stagione 1992/1993 ancora una volta con il club bianconero di Torino.
Uno dei più grandi dolori a livello calcistico per Roberto coincide senz’altro con la sconfitta nella finale dei campionati mondiali del 1994 che si sono tenuti negli Stati Uniti. La lotteria dei rigori contro il Brasile è stata vinta dalla Nazionale sud americana, anche a causa dello storico errore dal dischetto da parte dello stesso Baggio. Quest’ultimo ha poco da rimproverarsi in quel frangente, visto che ha trascinato la selezione azzurra fino ad un passo dal trofeo grazie alle sue straordinarie giocate.
Tuttavia, la carriera del “Divin Codino” è stata segnata anche dal dolore di tipo fisico. Come raccontato dall’ex calciatore, egli è stato costretto a sottoporsi a svariati interventi chirurgici: “Ho avuto sei operazioni al ginocchio, quattro al destro e due al sinistro. […] Ho subito interventi molto pesanti, molto invasivi. Ogni volta precipitavo in un tunnel. Ma non ho mai rinunciato a cercare la luce per uscirne”.
In seguito ha spiegato che non poteva assumere antinfiammatori a causa della sua allergia a determinati farmaci, ragione per cui la sua sofferenza era letteralmente indescrivibile. “A mia madre dissi: ‘Se mi vuoi bene, ammazzami’. Era la disperazione di un ragazzo che soffriva e vedeva allontanarsi il sogno della sua vita”.
Roberto non ha nascosto di aver pensato anche di farla finita con il calcio, tuttavia alla fine è riuscito sempre a trovare le motivazioni necessarie per non mollare. Successivamente il cinquantacinquenne veneto ha paragonato la sua voglia di sfondare con quella dei giovani calciatori di oggi. Secondo lui infatti, la maggior parte di loro si accontenta di raggiungere la notorietà ed un certo stipendio, per poi smettere di impegnarsi come invece dovrebbe fare un atleta ambizioso.
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