Si preannuncia un periodo piuttosto caldo sul piano politico – parlamentare, ma la questione delle pensioni e del salario minimo é sempre sul tavolo. Ecco cosa è previsto per i prossimi mesi riguardo le pensioni, il lavoro e il salario minimo.
Il Ministro del lavoro, Andrea Orlando, sta lavorando intensamente per l’obiettivo comune di trovare un’intesa con le parti sociali riguardo questi temi così discussi e attuali. Il punto focale del lavoro del governo in questi giorni è sicuramente trovare un accordo per quanto riguarda il salario minimo, comparto per comparto.
Governo e Inps lavorano insieme per l’introduzione del salario minimo
Il governo lavora alacremente per approvare, sulla scia dell’Europa la direttiva sul salario minimo e in questo senso ha anche l’appoggio dell’Inps. Il presidente dell’ente di previdenza sociale, Tridico si dice, infatti favorevole all’introduzione del salario minimo obbligatorio.
L’obiettivo che si pone la classe politica in accordo con l’Inps è quello di alzare i salari. C’è bisogno sicuramente di una contrattazione che porti a una definizione netta di una soglia minima legale sotto la quale sia impossibile andare per quanto riguarda gli stipendi.
In Europa è già previsto in molti paesi e, secondo stime recenti, l’introduzione del salario minimo non ha prodotto un aumento della disoccupazione, né ha alterato la contrattazione collettiva.
Pensioni, le tre proposte che vengono incontro ai cittadini
Sul tavolo della classe politica c’è poi l’annoso problema delle pensioni; nella Riforma pensioni 2023 sono contenute numerose proposte che permettono maggiore scelta ai cittadini. Per quanto riguarda il triennio 2023-2025, l’Inps ha pensato a tre scelte alternative: la prima proposta prevede un ricalcolo contributivo per i lavoratori con 64 anni e almeno 35 anni di versamenti di contributi; il costo di questa operazione è pari a 5,9 miliardi di euro.
La seconda proposta prevede una pensione con penalizzazione della quota retributiva specifica rispetto agli anni in anticipo in cui si decide di andare in pensione. E’ questa l’operazione che prevede un impiego di denaro più consistente e cioè pari addirittura al 6,7 miliardi di euro.
L’opzione più economica, se così si può dire, poiché pari a 4 miliardi di euro di spesa, é l’anticipo della quota contributiva della pensione con 63 anni e 20 anni di versamenti di contributi. Queste le proposte dalle quali è partita una fase di confronto con le parti sociali.
Rimane, infine, aperta la lavorazione riguardo il superamento delle misure d’uscita, parliamo ad esempio delle quota 100 e della quota 102, e la programmazione di una misura strutturale di flessibilità a regime. Come ad esempio la riduzione dell’orario di lavoro senza anticipare l’età di uscita.