Un salume tipico italiano nasconde una produzione che non vi immaginereste. Tra i più presenti sulle nostre tavole ed anche con il marchio IGP
L’Italia è un paese in cui, in ogni regione in cui ci si trovi, si può mangiar bene. E tra prelibatezze varie, si trovano sicuramente salumi straordinari. Proprio uno in particolare, tra i più consumati, è al centro dell’attenzione.
Spesso quando consumiamo prodotti, ci si domanda cosa ci sia dietro la produzione, le materie utilizzate e la provenienza. Ed il marchio IGP, Indicazione Geografica Protetta, è un marchio che ne garantisce questi aspetti. L’IGP si associa ad un prodotto che abbia collocazione in un determinato luogo, abbia una caratteristica attribuita all’origine geografica, e che fondamentalmente potrebbe essere difficilmente replicabile.
Ma c’è un prodotto molto consumato sulle tavole italiane che sta destando qualche sospetto, proprio in virtù della sua composizione. Un ingrediente utilizzato anche per diversi fini, e che ha talvolta anche un costo notevole, che si attribuisce alla sua provenienza e particolarità. Ma quali sono le polemiche in ballo?
Pare che i prodotti utilizzati non siano del tutto di origine geografica italiana, anzi ciò che è utilizzato è ben lontano dalle nostre radici. Infatti la carne utilizzata per questo prodotto verrebbe da molto lontano, addirittura dal Sud America.
Avreste mai pensato di associare la carne di Zebù, ad uno dei salumi più consumati, ovvero la bresaola? Ebbene sì. Lo Zebù è un animale con una carne molto pregiata e soprattutto molto magra. Di fatti la bresaola è anche consigliata per chi svolge attività fisica o palestra, proprio per la sua qualità. E quindi, dov’è finito il marchio IGP?
L’animale ha origini anche Afro/Asiatiche. Una carne di importazione quindi, che deve avere caratteristiche e specifiche ben precise. Una su tutte, non deve superare i due anni di età. Questo aspetto va proprio a premiare quella che è la tipica leggerezza, qualità e digeribilità della bresaola. Dopo la sua preparazione, c’è un lungo periodo di stagionatura, di almeno due mesi, così che la carne possa intenerirsi oltre che ad insaporirsi.
Un prodotto che si è sempre associato all’Italia del Nord, in particolare in quella che è la zona della Valtellina, ma anche del centro Italia. Una materia prima quindi prevalentemente estera e non tutta del nostro territorio.
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