Continuano in Italia le segnalazioni e i richiami per prodotti alimentari processati e distribuiti sul territorio. Oggi tocca ad un prodotto veramente comune
Salute sempre più precaria?
Fino a qualche decennio fa l’espressione dieta mediterranea era sinonimo di alimentazione in Italia. Frutta, verdura, pasta e pane, legumi, pesce e poca carne sono gli elementi chiave per una alimentazione sana e “mediterranea”. Negli ultimi anni, però, il modo di mangiare nel nostro Paese è cambiato, dire se in meglio o in peggio potrebbe risultare abbastanza difficile a causa soprattutto dell’invasione dei fast-food, del mangiare veloce e rapido e quasi sempre fuori casa, complici gli orari lavorativi sempre più intensi degli italiani.
Ad oggi risulta che solo il 43% degli italiani segue una dieta mediterranea, percentuale inferiore rispetto alla quasi totalità di 40 50 anni fa. I motivi sono da imputarsi all’eccessivo consumo di carboidrati complessi che questo tipo di alimentazione prevede, al contrario di quello che oggi preferisce l’italiano medio. Secondo alcuni studi, infatti, la maggior parte degli italiani ha ridotto drasticamente le quantità di pane e pasta assunte, privilegiando tutte quelle farine integrali e poco raffinate e i cereali antichi.
Negli ultimi dieci anni si è poi visto un rapido aumento di italiani che scelgono di seguire un tipo di alimentazione vegetariana o vegana. Entrambi questi orientamenti prevedono una totale eliminazione di carne, pesce e cibi di provenienza animale come uova, burro, latte vaccino e formaggi. La crescente crisi economica ha infine sicuramente incentivato il consumo di pasti nell’ambito domestico, limitando il consumo di pranzi e cene fuori casa.
Proprio per l’aspetto economico la maggior parte degli italiani preferisce acquistare frutta e verdure nei mercati di paese, ottenendo da un lato un ritorno economico e dall’altro ampia scelta di prodotti biologici e stagionali. Questo ha portato alla riduzione di acquisti di frutta e verdura nelle grandi catene di distribuzione.
Richiamo precauzionale
Data la crescente attenzione e riscoperta di una alimentazione più salutistica, i controlli sui cibi processati ed industrializzati si sono fatti sempre più ferrei.
Proprio il ministero della Salute ha di recente segnalato il richiamo precauzionale di tutti i lotti di Tortilla Chips salate biologiche, venduti in sacchetti da 125 grammi con tutti i numeri di lotto e tutti i termini minimi di conservazione.
La ragione dietro al richiamo delle chips, prodotte dall’azienda svedese Santa Maria AB, sarebbe la sospetta presenza di atropina, alcaloide tossico di sapore amaro e aspro estratto dalle radici di belladonna, e di scopolamina. Per questo motivo a scopo precauzionale l’azienda consiglia di non consumare il prodotto e restituirlo al punto vendita presso il quale è stato acquistato.