Al 2014 risale il primo intervento per contrastare i commercianti che rifiutano pagamenti con carta. La lotta ai contanti iniziata dal Governo non si è fermata da allora, anzi negli ultimi anni si è intensificata. Gli interventi mirano a sanzionare i commercianti che non si adeguano alle nuove direttive, mentre sul fronte consumatore sono state introdotte nuove e numerose modalità di pagamento telematico.
Sanzioni salatissime a partire dai 2000 euro
Negli ultimi anni gli interventi del Governo sono stati sempre più mirati a limitare l’utilizzo della moneta contante. In particolare è stata prorogata per un altro anno, l’obbligo di utilizzo dei contanti per una somma massima di 1.999,99. Le nuove normative mirano a combattere la crescente evasione fiscale dei piccoli e medi commercianti e consolidare la più vasta battaglia al nero.
Dal mese di luglio sono scattate pesanti sanzioni per coloro che richiedono pagamenti esclusivamente in contanti, rifiutando pagamenti con carte di credito, debito e prepagate. La sanzione parte dal 4 % del valore della transazione per coloro che non si adeguano.
Le nuove direttive hanno lo scopo di tutelare anche i consumatori che si ritrovane alla cassa di un qualsiasi esercizio e si ritrovano a pagare di più solo perché si paga con bancomat o carta di credito. Il quesito è, quindi, ma è lecito che il professionista aumenti il prezzo di un prodotto a seconda delle modalità di pagamento scelte dal cliente? La risposta arriva nuovamente dal Codice del Consumo ed è categoricamente negativa.
Il professionista o l’esercente che adotta tale condotta potranno subire una sanzione elevata. L’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato è intervenuta più volte in merito a tali comportamenti, precisando che l’applicazione di supplementi per l’utilizzo di uno specifico strumento di pagamento è una violazione dell’art.62 del Codice del Consumo.
In sintesi i venditori non possono assolutamente imporre ai consumatori alcun tipo di spesa per l’utilizzo di determinati strumenti di pagamento telematici, incappando in tal caso in multe dai 2.000 euro per tutti gli aumenti di prezzi ingiustificati.
Come può tutelarsi il consumatore?
Tale divieto disciplinato dal Codice del Consumo si applica a tutti gli esercenti di attività commerciali anche di piccole dimensioni. In particolare alle lavanderie, frutterie, tabaccai, ferramenta, bar, macellerie, profumerie, abbigliamento, market ecc.
Il consumatore che si vede negata la possibilità di pagare con carta o che si vede applicato un aumento del prezzo per pagamento con pos e simili, deve presentare un esposto all’Autorità Garante della Concorrenza e il Mercato, come disciplinato dall’art.27 del Codice del Consumo. Una volta effettuato l’esposto l’autorità provvedere a calcolare la multa- in base all’importo richiesto- e sanzionare il commerciante.