A mettere questi paletti sono norme fissate da città e regioni, a volte ben prima dell’attuale crisi energetica.
Sono passati oltre sette mesi dall’inizio della guerra in Ucraina. Era infatti la fine di febbraio quando la Russia di Vladimir Putin decideva di invadere lo Stato confinante. Qualcosa di devastante, che ha riportato indietro le lancette della storia in Europa. Ma qualcosa che ha cambiato e sta cambiando profondamente le nostre vite.
Come detto, i più giovani, soprattutto, non era abituati a vedere la guerra nel cuore dell’Europa. Le nuove generazioni hanno sempre percepito i conflitti come qualcosa di lontano. Nel tempo, se si pensa alle guerre del passato, o nello spazio, se si pensa ai conflitti che interessano luoghi distanti, quali l’Africa, per esempio.
L’invasione russa voluta da Vladimir Putin, però, ha cambiato tutto. E ha cambiato tanto, tantissimo, anche le nostre vite. L’Europa e gli USA, infatti, hanno scelto di non intervenire militarmente. Si sono “limitati” (parola volutamente tra virgolette) all’invio di armi che l’Ucraina ha utilizzato e sta utilizzando per difendersi. Non solo. Il mondo ha scelto di colpire la Russia dello zar Putin con sanzioni economiche che, tuttavia, in questi mesi, sembrano esserci ritorte contro. La crisi energetica, con l’aumento enorme dei prezzi somiglia alla più tragica e grottesca legge del contrappasso.
L’autunno e l’inverno che ci apprestiamo a vivere, quindi, potrebbero essere tra i più difficili della storia recente, con una crisi energetica e un rincaro dei costi che rischia di mettere in ginocchio l’economia degli italiani, peraltro già fiaccata da oltre due anni di pandemia da Covid-19.
Vietato riscaldarsi
Mentre la guerra in Ucraina continua, anche la crisi energetica non sembra accennare a finire. Il prezzo delle materie prime e delle bollette rimane alto, e così c’è chi sta pensando o si è già attrezzato per mantenere la temperatura di casa con metodi alternativi al gas. Uno di questi è il riscaldamento a legna. In alcune regioni esistono però limiti stringenti e sanzioni, per assicurare che gli impianti non emettano troppo inquinamento.
In alcune parti d’Italia, infatti, si rischia di incorrere in multe fino a 5mila euro se si usano stufe o camini a legna con una potenza al focolare fino a 10kW. A mettere questi paletti sono norme fissate da città e anche regioni, ben prima dell’attuale crisi energetica e con lo scopo di contenere le emissioni nocive. Qualche esempio.
Tra le Regioni più intransigenti, non possiamo non menzionare la Lombardia: sanzioni da 500 a 5mila euro per chi viola il divieto di utilizzo di impianti di riscaldamento basati sulla combustione di biomassa. Restrizioni anche per stufe e pellet. I problemi saranno soprattutto al Nord dove, come è noto, d’inverno le temperature scendono maggiormente rispetto al Meridione.
Anche in Veneto accendere camini e stufe a legna in inverno è vietato per i generatori di calore con classe di prestazione emissiva inferiore a 3 stelle. Stesso discorso per il Piemonte, dove, peraltro, il divieto è in vigore già dal 2018. Ma anche l’Emilia Romagna utilizzo di caminetti, stufe a legna o pellet per il riscaldamento domestico. Coinvolti, in questo caso, gli impianti di classe 1 e 2. Insomma, sarà un inverno molto lungo.